Piero Santonastaso*
Cinque morti, 27 feriti, 3 dei quali ricoverati in codice rosso: è il bilancio dell’esplosione di un’autocisterna lunedì 9 dicembre nel deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze.
E sarebbe potuta andare molto peggio se lo scoppio avesse interessato uno dei serbatoi di stoccaggio carburanti di un complesso di 170mila metri quadri conficcato nel tessuto urbano in spregio non solo alle norme di sicurezza ma anche al buonsenso. Ed Eni, il gigante che tutto può con la fattiva collaborazione del governo e della politica, rivendica da sempre, con arroganza, il diritto a fare proprio lì il commercio dei carburanti che due oleodotti riversano senza sosta dalla raffineria di Livorno. Così, oltre alla strage di lavoratori, il bilancio dell’esplosione consta di 15 aziende costrette a chiudere i battenti per i danni causati dall’onda d’urto.
Lo scoppio è avvenuto intorno alle 10 del mattino nell’area di carico, dove erano in attesa 7 autocisterne ed erano presenti in quel momento 5 autisti e 2 manutentori.
L’ipotesi privilegiata è che il disastro sia stato originato da una perdita di combustibile. Nello scoppio sono venute giù la palazzina adibita a stazione di rifornimento e una parte della direzione dello stabilimento. Le vittime accertate sono due, ma l’etichetta “disperso” per i tre lavoratori che mancano all’appello è solo una pietosa foglia di fico.
I morti accertati sono il 51enne autotrasportatore Vincenzo Martinelli, napoletano, che viveva a Prato con la moglie e le due figlie; e il 49enne Davide Baronti, autotrasportatore livornese che viveva con la famiglia a Bientina (Pisa). Il corpo di Baronti era in condizioni tali da aver costretto gli inquirenti a confermarne l’identità con un test del Dna.
L’autotrasportatore 56enne Carmelo Conso, un catanese trasferitosi in Toscana; e due lucani dipendenti di una azienda specializzata in manutenzioni, la Sergen di Grumento Nova (Potenza):
si tratta dei 45enni Fabio Cirelli e Gerardo Pepe.
Alle 5 vittime di Calenzano si aggiunge il 1° maresciallo Francesco Branca, 46 anni, reggino, in servizio alla Brigata informazioni tattiche dell’Esercito (guerra elettronica e informatica), con base ad Anzio. Il militare era in missione al Novo Selo training center, in Bulgaria, ed è stato vittima di quello che viene raccontato genericamente come un malore, nella notte tra sabato 7 e domenica 8 dicembre.
#VincenzoMartinelli #davidebaronti #carmeloconso #fabiocirelli #gerardopepe #mortidilavoro #calenzano #eni
Dicembre 2024: 17 morti (sul lavoro 16; in itinere 1; media giorno 1,9)
Anno 2024: 1083 morti (sul lavoro 819; in itinere 263; media giorno 3,1)
154 Lombardia (107 sul lavoro – 47 in itinere)
108 Campania (91 - 17)
100 Veneto (70 - 30)
87 Sicilia (62 - 25)
83 Emilia Romagna (62 - 21)
81 Lazio (53 - 28)
69 Puglia (45 – 24)
67 Toscana (54 - 13)
65 Piemonte (51 - 14)
34 Sardegna (29 - 5)
32 Marche (22 – 10 )
27 Abruzzo (22 - 5),
25 Calabria (20 - 5)
22 Estero (19 – 3)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 - 4)
18 Friuli V.G. (15 - 3), Umbria (14 - 4)
13 Alto Adige (12 - 1), Basilicata (13 - 0)
7 Valle d’Aosta (7 - 0)
4 Molise (4 - 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
*della rete online Morti di Lavoro