Enzo Guarnera*
Viviamo dentro una fase storica per nulla rassicurante.
Lo scontro istituzionale tra governo e magistratura che, con fasi alterne, si protrae da circa 30 anni, mette sempre più a rischio la tenuta democratica del nostro Paese.
Il dato che emerge è l'assoluta intolleranza del potere politico per qualsiasi controllo di legalità sul proprio operato, con reazioni scomposte, talora al limite della volgarità.
Si pretende che i giudici accondiscendano a tutte le scelte di chi governa, anche quando le ritengono in contrasto con il diritto.
I principi costituzionali della separazione dei poteri, e in particolare quello della autonomia e indipendenza della magistratura, appaiono un ostacolo da superare.
La recente vicenda dei migranti rimpatriati dall'Albania ha dato la stura a dichiarazioni rozze, connotate, secondo i casi, da ignoranza, superficialità, violenza verbale, intimidazione, arroganza, propaganda, menzogna e prepotenza.
Invero, la prepotenza e la menzogna albergano bene sotto lo stesso tetto.
Il prepotente non ama la parità dei piatti della bilancia: pretende che siano sempre inclinati a proprio favore.
Il prepotente altera e distrugge ogni equilibrio, rifiuta qualsiasi dialogo e confronto.
"Bisogna spegnere la prepotenza più che un incendio" affermava Eraclito.
È per spegnerla occorre che i cittadini escano dal diffuso letargo della coscienze, che superino la perniciosa indifferenza e decidano di essere protagonisti di un rinnovato percorso democratico.
Occorre promuovere dieci, cento, mille agorà locali, che si mettano in rete per costituire una possibile alternativa.
Per esempio utilizzando, tutti e meglio, la matita alle prossime elezioni, come suggeriva Paolo Borsellino.
*Presidente Associazione Antimafia & Legalità