I conti non tornano. Cinque incendi dolosi in quattro anni, un impianto per il trattamento dei rifiuti differenziati semi distrutto, 37 famiglie in cassa integrazione dal 2021 e ora a mggior ragione a rischio licenziamento. L’ombra della guerra per accaparrarsi il business d’oro dei rifiuti in Sicilia sta mettendo in ginocchio la zona del Calatino a Catania, con i numerosi Comuni costretti a spendere molto di più per smaltire la loro immondizia differenziata o addirittura a conferirla in discarica.
Solidarietà di Legambiente
I continui incendi, di presumibile origine dolosa - dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia - subiti dall’impianto pubblico di recupero e riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di Kalat Impianti, sono più che segnali inquietanti: si tratta di una chiara strategia per cancellare una delle migliori esperienze di gestione pubblica del ciclo integrato dei rifiuti nella nostra regione. Legambiente Sicilia e il circolo Il Cigno di Caltagirone esprimono solidarietà alla dirigenza e ai lavoratori di Kalat Impianti, messi in cassa integrazione dopo l’incendio del 2021. Ricordiamo che quello di Kalat Impianti è l’ultimo impianto a servizio della raccolta differenziata e del riciclo, interamente finanziato e realizzato con fondi pubblici, ormai nel lontano 2005.
Castronovo, nessun impianto pubblico per il riciclo
Dopo circa 20 anni, nessun altro impianto pubblico per il riciclo è stato finanziato e realizzato, nonostante decine di annunci. E proprio quando, dopo 3 anni, sono stati finalmente individuati i finanziamenti per riattivare l’impianto di selezione e valorizzazione di carta, cartone e plastica provenienti dalla raccolta differenziata nei comuni del Calatino, viene appiccato un altro incendio. A pensare male, a volte ci si azzecca! Ritardi colpevoli e scelte sbagliate e costose - conclude Castronovo - che puntano a discariche e inceneritori anziché sostenere e accelerare la realizzazione di impianti a servizio della raccolta differenziata e dell’economia circolare, sono il brodo di coltura per mantenere il caos e alimentare interessi opachi nella gestione del ciclo dei rifiuti”.