Orazio Vasta
Da oltre 30 anni frequento per lavoro Aci Trezza e so che San Giovanni Battista per la comunità trezzota rappresenta, oltre al sentimento religioso,
la sintesi del loro senso di appartenenza al territorio, alla storia del territorio e dei suoi abitanti, ai dolori che il mare racconta, alla gioia di ri/vivere ancora una volta un altro 24 giugno.
E nell’ambito della tradizionale celebrazione del patrono San Giovanni Battista ad Aci Trezza si tiene l'attesa pantomima "U pisci a mmari".
Anche oggi il rito, che ha avuto inizio attorno alle ore 17: ha visto la partecipazione di tanti trezzoti "pescatori", fra questi i fratelli Patanè, Ezio e Giovanni (nella foto con Nello Pappalardo, direttore di un noto stabilimento balneare). Tanti, tantissimi i turisti che hanno ammirato l'evento, utilizzando macchine fotografiche e cellulari per immortalare “U pisci a mmari”.
Impegnati in una festosa camminata in paese, i "pescatori", con un misto di balli e salti accompagnati dai brani musicali della tradizione siciliana, eseguita dalla banda, sono giunti al vecchio porto.
"Su una barca di piccole dimensioni riccamente adornata - si legge nel Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia (REIS) - quattro marinai si agitano incrociando in lungo e in largo il pesce, personificato da un abile nuotatore, nominato ogni anno dalla comunità locale.
La pantomima racconta il travagliato momento della pesca del tonno, in cui il grosso animale in un primo momento catturato, riesce con scatti improvvisi a sfuggire alla ciurma per ben tre volte, inabissandosi definitivamente nel mare. Al canto e ai gesti di giubilo del Rais e dalla ciurma seguono momenti di grande disperazione, in cui il Rais si getta in mare e per la rabbia i marinai iniziano a litigare fra loro, facendo capovolgere la barca.
Il rito termina con un giro fra le vie del paese degli “sventurati”, i marinai, che mestamente ricevono in dono dalla folla vino e offerte in denaro.