L'autonomia differenziata è stata discussa e approvata di notte. A pensar male sembrerebbe che il governo volesse quasi nascondere questo lavoro parlamentare - che è diventato legge - dagli occhi dei cittadini italiani.
L'autonomia differenziata, dal mio punto di vista, non solo calpesta i principi di sussidiarietà e solidarietà tra regioni che la costituzione pone alla base dell'unità stessa del nostro Paese, ma ancora peggio è una azione furtiva che ruba il futuro agli italiani, soprattutto ai giovani italiani, che vivono nelle regioni più deboli.
Mi colpisce molto il silenzio dei ministri e parlamentari siciliani e meridionali che sostengono il governo.
Sarei ad esempio curioso di conoscere il pensiero dei ministri siciliani Musumeci e Urso, così come dei parlamentari nazionali e regionali oltre che dei sindaci siciliani che hanno visto la propria parte politica approvare la legge.
Ha sentito però il bisogno di intervenire il Presidente della Regione Renato Schifani che, dopo aver polemizzato con il compagno di partito e presidente della Calabria Occhiuto (invece parecchio preoccupato per gli effetti della legge), ha fatto un plauso a tale norma dichiarando all'Ansa: "L'approvazione del regionalismo differenziato costituisce una importante sfida per il sistema delle autonomie. Una prova per rendere più giusta, più competitiva e più autonomista la nostra Repubblica. Per migliorare i servizi per i cittadini e le imprese".
Ricordo al Presidente Schifani che proprio il suo governo regionale non fa più leggi da tempo e che l'ultima finanziaria è un lungo elenco di finanziamenti a sagre e feste patronali spesso legate alla provenienza territoriale dei deputati siciliani che hanno espresso il voto.
Nulla è stato inserito ad esempio sulla dispersione scolastica, vera condanna dei giovani siciliani e vergogna di una regione che tristemente detiene il record europeo con il 28% dei minori che hanno abbandonato gli studi.
Ricordo inoltre che gli stessi parlamentari regionali troppo spesso si assentano dal parlamento al punto da costringere il Presidente dell' Ars Gaetano Galvagno ad individuare delle sanzioni e punire il prolungato assenteismo che ha già determinato lunghi periodi di immobilismo in Assemblea.
Per non parlare del fatto che il governo regionale è attualmente privo dell'assessore all'Agricoltura (siamo in piena crisi idrica e minaccia desertificazione) nonché vicepresidente della regione in quanto colpito cautelarmente da un provvedimento della magistratura.
La domanda allora è: su quali basi il Presidente Schifani vuole convincerci che la Sicilia è competitiva? E seppur fosse come pensa che tale sistema non creerà squilibri alla crescita del Paese?
Sono già intervenuti i costituzionalisti, Confindustria, i sindacati, i vescovi italiani e persino la Santa Sede con il Segretario di Stato Parolin. Le riforme si fanno innanzitutto con il dialogo, che vuole dire anche ascolto.
In attesa di ascoltare ministri e parlamentari che hanno voluto questa legge con rispetto sollevo forti perplessità sulle dichiarazioni di Schifani, sul futuro della Sicilia e l'uniformità della crescita del Paese.
EMILIANO ABRAMO
Comunità di Sant'Egidio