Franco Vinci
Ho letto su La Sicilia di sabato 4 maggio il rammarico di un lettore per il divieto arcivescovile di celebrare una messa in suffragio di Benito Mussolini e la chiusura della chiesa ove era previsto venisse celebrata.
La motivazione:” timore di possibili disordini “.
Osserva il lettore che tali competenze sono del questore , o del prefetto, che a volte le esercitano anche per eventi religiosi.
Concludeva addolorato, il lettore, ricordando che la Chiesa è la casa di Dio, dove è custodito un tabernacolo cui tutti possono rivolgersi,e, a ben vedere, se si rilegge la parabola del figliol prodigo , qualcosa vorra’ pur dire.
Su La Sicilia di ieri, sull’ argomento torna padre Salvatore Resca che propone, per il 2025, nel giorno della morte di Mussolini, una messa da celebrarsi in tutte le chiese, in suffragio di tutti i dittatori, di tutti i tempi, vivi e morti, di cui fa l’elenco, dimenticando Vladimir Putin.
Tutta questa triste e meschina vicenda mi fa tornare alla mente un racconto di mio padre.
Rientrato dalla Libia dopo la caduta di Tripoli, con il reparto di appartenenza, non si era arruolato nella Repubblica di Salò.
Per ciò i tedeschi lo avevano portato in un campo di lavori forzati in Germania.
Era riuscito a scappare e, convinto che la famiglia, di rientro da Tripoli fosse andata in Sicilia, dopo aver attraversato la Svizzera scendeva verso sud, ancora con l’uniforme addosso.
In paesino dell’Emilia viene scambiato per fascista e inseguito per catturarlo.
Un parroco aprì il portone della chiesa, gli diede asilo e rifugio e gli salvò la vita, senza chiedergli di che fede politica fosse.
Mio padre era figlio di un socialista, esiliato dal fascismo, ed il Parroco non era Don Camillo ante literam.
Esegui soltanto il suo “lavoro“ di Sacerdote.
Ma sono passati 80 anni ed oggi verrebbe da dire : ”O tempora o mores”