Alfio Franco Vinci
Una forma di fiscalità occulta, ma non l’unica, nobilitata da finalità di sicurezza stradale (tant’è che è contenuta nel codice della strada), tutela dell’ambiente per l’effetto del controllo delle immissioni di gas di scarico,e qualche altro nobile obiettivo, è l’obbligo di revisione biennale, dopo il primo quadriennale, dei veicoli a motore.
L’obbligo, di per sè sacrosanto, una volta era decennale, fin quando il Presidente dell’ACI del tempo, dimentico della finalità primaria del sodalizio, non sposò la causa delle revisioni brevi. Tali nuovi adempimenti risultano certamente più utili alle case automobilistiche e alla fiscalità, che agli automobilisti iscritti all’ACI stesso.
A ciò si aggiunge, e va segnalato, che l’attuale presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani, ha dichiarato che circolare con un’auto con più di 10 di vita è pericolosissimo e propone il dimezzamento degli intervalli di revisione, cioè ogni anno.
Delle somme riscosse per ogni revisione nei centri privati (inutile rivolgersi alla motorizzazione perché i tempi di attesa fanno il paio con quelli degli accertamenti presso la sanità pubblica), pari a 78,45 euro, UGUALI PER TUTTI, circa un terzo, quindi fra 25 e 28 euro, vanno allo Stato, con buon “volume d’affari“ prodotto dagli automobilisti.
Tutto ciò con buona pace dell’articolo 53 della Costituzione (la più bella del mondo???), che prevede che il sistema fiscale deve essere informato a criteri di proporzionalità.
Ciò premesso, se un'auto percorre 5.000 chilometri l’anno, 10.000 in due anni (e sono moltissime, specie se guidate da anziani), ed un'altra ne percorre 50.000 in un anno, cioè 100.000 in due anni (e sono ancora più numerose delle prime), dove sta la proporzionalità?
Un sistema certamente più equo e rispettoso della progressività degli oneri fiscali ( anche se travestiti ed ammantati da nobili fini), dovrebbe prevedere:
Prima revisione dopo 60.000 km e comunque dopo 5 anni;
successive revisioni ogni 50.000 km e comunque ogni 4 anni.
Così facendo, mediante un mix fra vetustà anagrafica di immatricolazione, e logoramento d’uso, il controllo corrisponderebbe finalmente agli obiettivi dichiarati, ponendo fine alla ennesima fiscalità travestita, o forse meglio dire, “MASCARIATA”