Il rapporto tra l’Italia e l’Unione Europea in questi ultimi anni è stato molto discusso e il dibattito ha generato scetticismo e pessimismo, pertanto ritengo utile e opportuno riflettere ed esaminare questi atteggiamenti – afferma Coniglio Calogero presidente dell’ANAFePC, Accademia Nazionale per l’Alta Formazione e Promozione della Cultura - che ostacolano il cammino dell’Unione Federale Europea”.
Italia terza potenza manifatturiera d'Europa
“L'Italia risulta la terza potenza manifatturiera d'Europa, dietro Francia e Germania, ben posizionata in questo settore. Ecco perché il nostro paese deve indirizzare esportazioni e investimenti verso mercati ricchi e regolamentati, caratterizzati da stabilità governativa e politica. In questo contesto l’enorme patrimonio artistico e la posizione dell’Italia al centro del Mediterraneo sono carte vincenti anche per tutta l’Europa”.
Cambio di rotta
“Ma è necessario un cambio di rotta, porre rimedio alla diffusione dello scetticismo verso il destino dell'Ue e alla conoscenza distorta dei suoi ideali – esorta Coniglio - “chi sostiene di diffidare dell’utilità dell’Ue, e la contrasta, ad essa inveisce il pensiero di grandi studiosi sostenitori del liberalismo in tema di Ue, combattenti della resistenza, sopravvissuti all'Olocausto, uomini adoperatisi per porre fine agli orrori di due guerre mondiali e per promuovere la pace, la solidarietà e i valori fondamentali su cui si fonda l'Ue, quali Schuman, Einaudi, Robbins, Croce, De Gasperi, la cui fondatezza è inoppugnabile. Se l'Europa attuale è una regione di pace e stabilità, lo dobbiamo al loro coraggio e alla loro dedizione – rafforza Coniglio.
La globalizzazione? Non va combattuta ma controllata
“Gli scettici hanno ragione quando lamentano lacune e lentezza dell’Ue ma tra le cause c’è la debolezza e l’insufficienza di strutture istituzionali europee e gli stessi non vogliono, intenzionalmente, che si rafforzino mediante un’Europa Federale Unita. Rifiutano di riconoscere che percorsi storici di rilievo necessitano di tempi più lunghi – continua Coniglio - sottovalutano la globalizzazione, che non va combattuta, ma controllata e questo è possibile solo con uno Stato di grande dimensioni. Ignorano inoltre che gli Stati-nazione sono sempre meno sovrani e più divisi, soggiogati e condizionati da grandi potenze”.
L'euro? Scelta che fu prematura
Le critiche maggiori si rivolgono all’euro, gli scettici rigettano che il suo rafforzamento possa avvenire grazie alla trasformazione ad un’Europa anche politica, e non solo monetaria. “Credo che l’introduzione della moneta europea sia stata una scelta prematura – continua Coniglio - e pertanto un errore di calcolo. La sua debolezza dipende dal mancato rinnovamento dello Stato sociale nei vari paesi, da un’economia europea rimasta indietro a quella statunitense, più attrattiva sugli investitori perché fortemente tecnologica e che una moneta può reggere solo se è sorretta da un governo europeo”.
Chi si accontenta di vivere stentatamente?
“Bisogna sottolineare che gli stati nazionali, declassati e ridotti ad un livello di medie e piccole potenze, esclusi dalle decisioni internazionali, si accontentano di vivere stentatamente – prosegue Coniglio - l’Ue venne concepita come una unione coesa di stati per fermare le crisi dell'Europa nelle due guerre mondiali, come luogo dove costruire un dialogo per affrontare i problemi, alimentando la solidarietà, superare diversità storiche ed etniche”.
Fare fronte comune contro l'aggressività politica e commerciale…
“Indubbiamente i paesi partecipanti devono superare tutte le distorsioni, superare disuguaglianze e garantire la pace in Europa, coesione indispensabile per far fronte alla globalizzazione ed all’aggressività politica e commerciale dei paesi occidentali (Usa) e orientali (Cina e Russia). Ecco, questo non tutti lo capiscono”.
Solo un sogno immaginare un'Europa federale?
“L’Europa è il più grande blocco commerciale del mondo ma politicamente debole, serve una coalizione a guida moderata e liberale decisa, che abbia chiari gli obiettivi, capace di costruire una larga base di consenso, superare timori e invidie. Pertanto, non c'è più tempo da perdere, è necessaria una presa di coscienza, purtroppo dobbiamo abituarci all'idea che possa esserci una minaccia di guerra in Europa. Allora interroghiamoci e riflettiamo - conclude Coniglio - se l’opportunità scaturita con la fine della seconda guerra mondiale sia andata definitivamente perduta o è ancora realizzabile? Auspicare uno scatto d’orgoglio e continuare a confidare in un’Europa Federale?”