A SalaStampa, spazio per il rugby femminile e in particolare per la squadra delle Brigantesse Librino, che milita nel campionato di Serie A, vittoriosa per 19-8 nell’ultima partita in trasferta a Bisceglie. In studio Marta Mazzucchelli, mediana d’apertura e dirigente della squadra: “Siamo tornate vincitrici da questa trasferta, è la prima vittoria fuori casa, la seconda in tutto il campionato. Siamo molto soddisfatte per una squadra al primo anno di Serie A”.
- Come nasce il progetto Brigantesse Librino?
“Nasce in seno al progetto Briganti, si è sviluppata qualche anno dopo la realtà maschile e siamo andate avanti prima con il rugby a 7 e ora, da un paio d’anni, insieme alle ragazze del CUS Catania, le Black Stones, abbiamo deciso di intraprendere questa avventura nel campionato a 15”.
- Rappresentate una parte del territorio che agli onori della cronaca è quasi sempre malvista, ma voi siete un punto di riferimento positivo. Sentite questa responsabilità?
“Noi andiamo avanti sempre per la nostra strada, abbiamo la resilienza di andare avanti nonostante tutto perché crediamo nel nostro progetto. Le varie vicissitudini che purtroppo ci hanno portato agli onori della cronaca, in realtà, ci hanno scalfito minimamente, perché ogni giorno siamo al campo a rimboccarci le maniche e ad allenarci, soprattutto per le nostre Under”.
- Qual è il segnale che volete dare attraverso questa partecipazione per la prima volta al campionato di Serie A di rugby?
“Innanzitutto, che il rugby è uno sport anche femminile, perché c’è sempre questo stereotipo per cui le donne sono molto fragili, ma in realtà no. Vogliamo sentirci libere di dire la nostra, nello sport come nella vita, quindi può essere una metafora importante. Il rugby è lo sport per eccellenza in cui ti possono placcare venti volte e ti puoi rialzare ventuno con la voglia di andare dritto in meta, guardando l’obiettivo, ma non è possibile senza il sostegno delle compagne. C’è ovviamente il rispetto per l’avversario e delle regole, di tutto quello che c’è anche dietro, poiché il sacrificio diventa poi tanto rispetto agli impegni della vita, ma anche per il quartiere e le Under, che aspettiamo col cuore che vengano a giocare con noi perché le abbiamo viste crescere. Parliamo della fascia d’età 14-18, quindi cerchiamo di intercettare questa età per dare una prospettiva anche diversa attraverso lo sport, per dire che la realtà di Librino non è solo quella, ma c’è tanto altro. Vederle al campo anche quando non c’è allenamento, e quindi percepire il campo come un fulcro per fare i compiti, leggere un libro, stare insieme, per noi è la vittoria del progetto. Alla fine, i Briganti e le Brigantesse hanno come target le Under, e quindi la dispersione sociale e giovanile del territorio, per cui ci impegniamo sia attraverso lo sport che attraverso la “Librineria” che fa dei turni di doposcuola per dare supporto ai nostri ragazzi”.
- Hai notato una maggiore presenza di pubblico sugli spalti del San Teodoro Liberato nelle ultime partite?
“Devo dire di sì, soprattutto nelle partite femminili, in cui ho notato un calore che non immaginavo. A parte la nostra controparte maschile, che viene sempre a fare il tifo per noi, e ovviamente le nostre famiglie, ho visto una presenza molto forte, anche dei ragazzi e delle ragazze del consultorio “Mi Cuerpo es Mio” e dello studentato che ci sostengono come affinità di progetti e con cui abbiamo in cantiere di fare qualcosa insieme, anche per la causa femminile. Come Brigantesse abbiamo fatto anche dei progetti scolastici sull’educazione sessuale, perché è diventato un bisogno dopo aver perso alcune ragazzine durante la pandemia perché sono diventate mamme, e quindi per noi è stata una sconfitta a tutti gli effetti, a cui abbiamo voluto metter un argine facendo educazione sessuale e affettiva”.
- Qual è il rapporto con la squadra maschile, che milita nel campionato di Serie C?
“Noi siamo in realtà tutti compagni di squadra, il rapporto è questo. A volte capita che ci alleniamo insieme per farci pressione a vicenda come se simulassimo una vera partita. Loro sono dei nostri compagni di squadra e anche loro ci vedono in questo modo. Al di fuori del campo usciamo anche insieme, quindi abbiamo un rapporto bellissimo. Siamo una grande famiglia ed è questo che dei Briganti lega le persone che entrano e vogliono poi rimanere”.
- Quante volte vi allenate a settimana per partecipare a questo campionato di Serie A? Quando ritornerete in campo dopo la vittoria di Bisceglie?
“Di solito tre volte a settimana, quattro la settimana della partita, in cui il venerdì sera facciamo rifinitura. Torneremo in campo il 14 aprile, fra sei settimane contro i Lupi Frascati Rugby, secondi in classifica. Al primo anno siamo fiere di noi, in alcune partite avremmo potuto dare molto di più e non ci siamo espresse al nostro meglio, ma questo fa parte del gioco”.
- Per quanto concerne il tuo futuro, lo vedi investito ancora nello sport a Librino o seguirai il tuo corso di studi fino alla fine?
“Intanto spero di laurearmi presto perché studio Ingegneria Informatica qui a Catania e mi piacerebbe fare questo nella vita, ma il rugby mi piace tanto e vorrei proseguire, anche se dovessi appendere gli scarpini al chiodo, rimanendo attiva all’interno dei Briganti, perché è il mio modo di fare servizio alla comunità ed è una cosa che lascia tanto. Questo progetto Brigantesse lo dedico alle mie compagne e a tutti i Briganti, poiché ci impegniamo tanto in quello che facciamo perché ci crediamo”.