Oprazione gioiello dei carabinieri. Le indagini, eseguite tra giugno e dicembre 2021 dai carabinieri di San Giovanni la Punta, hanno permesso di acquisire elementi che dimostrerebbero come, nell’ambito territoriale dei comuni di Catania, Gravina di Catania, San Giovanni la Punta, Sant’Agata li Battiati e Tremestieri Etneo, operasse un gruppo di soggetti dediti alla commissione di furti in abitazione, presumibilmente capeggiati dal 37enne catanese Carmelo Passalacqua.
In particolare, l’operazione Gioiello ha permesso di ricostruire non solo le modalità dei furti, ma anche la successiva collocazione della refurtiva, consistente per lo più in oggetti preziosi e monili in oro, presso i ricettatori, individuati nei titolari di una gioielleria catanese, i due fratelli Salamone, destinatari anch’essi di misura cautelare proprio per il ruolo che avrebbero svolto.
Le indagini, sviluppate sia mediante attività tecniche, sia attraverso i tradizionali approcci investigativi come i pedinamenti degli indagati, sono partite da un furto perpetrato il 5 giugno 2021 in un appartamento di San Giovanni la Punta, avendo i militari, grazie alla collaborazione di una vicina di casa (testimone oculare) accertato tanto l’identità del “palo” (David Cristian Spaticchia) quanto quella dell’esecutore materiale (Carmelo Passalacqua), che aveva raggiunto l’abitazione arrampicandosi su per una grondaia.
Ai medesimi è inoltre attribuita la partecipazione a un analogo furto commesso 14 giorni dopo, il 19 giugno 2021, ai danni di un’abitazione di San Giovanni La Punta. Secondo quanto emerso durante l’operazione Gioiello e dalla visione delle immagini di videosorveglianza, gli autori sarebbero sempre Spaticchia e Passalacqua.
Impulso determinante alle attività investigative si è avuto il 30 giugno 2021: dopo un doppio furto in abitazione realizzato in San Giovanni la Punta, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, in esito alla disamina delle videoregistrazioni delle telecamere presenti in loco, i militari hanno potuto rilevare l’auto, una Opel Corsa nera, utilizzata dalla banda per compiere i reati e da questo dato poi risalire a colui che l’avrebbe noleggiata proprio per portare a termine i due furti, cioè Emanuele Zappalà.
Il ruolo dei fratelli Salamone
Ricostruendo così il percorso seguito dall’automobile dopo i furti, si è passati ad accertare chi fossero i soggetti che sarebbero stati coinvolti nella successiva fase della ricettazione, individuando una gioielleria di viale Mario Rapisardi gestita da due fratelli catanesi, Vincenzo e Grazia Salamone. I due, dopo essersi accertati dell’autenticità dell’oro, avrebbero provveduto a ripulire i monili da pietre e da possibili altri inserti non di loro interesse, per rendere più difficoltoso un possibile riconoscimento da parte delle vittime, per poi procedere, dopo la pesa al “netto”, al pagamento in contanti in favore degli autori dei furti.
Nel complesso, sono stati contestati agli indagati dell’operazione Gioiello 12 furti in abitazione, che hanno approssimativamente fruttato alla banda introiti per 120.000 euro, quale provento sia della vendita dei monili trafugati, sia di altri oggetti di valore quali borse da donna griffate, zaini, televisori e personal computer portatili.
Ampiamente ricostruito il modus operandi dei furti, tutti eseguiti con le medesime modalità, secondo una scansione consolidata:
• sopralluogo nei condomini di possibile interesse;
• individuazione di quello che sarebbe stato l’appartamento da predare, scelto anche in base alla facilità di accesso, con specifico riferimento a quelli serviti da balconi con porte finestre;
• verifica, suonando il citofono, dell’assenza di persone all’interno dell’abitazione prescelta;
• introduzione, dopo l’effrazione degli infissi, all’interno delle case da depredare;
• blocco delle porte d’ingresso con sedie e mobili al fine di rendere difficoltoso un eventuale improvviso rincasare dei proprietari e così agevolare la fuga.
Nell’ambito dell’operazione Gioiello, il 20 dicembre 2021, erano stati arrestati 4 indagati: Carmelo Silvestro Passalacqua, Pasquale Scuderi, Massimo Luigi Sturniolo ed Emanuele Zappalà. I carabinieri di San Giovanni Galermo, nell’occasione, avevano trovato oggetti preziosi di varia natura, tra cui orologi per un valore di 15.000 e di 4.600 euro in contanti, nonché di arnesi atti allo scasso e di un flex.
Gli indagati
Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero titolare del relativo fascicolo d’indagine, ha quindi disposto le seguenti misure cautelari.
Custodia cautelare in carcere per:
- Carmelo Silvestro Passalacqua, 37 anni;
- Pasquale Scuderi, 55 anni;
- David Cristian Spaticchia, 39 anni;
- Massimo Luigi Sturniolo, 51 anni;
- Emanuele Zappalà, 45 anni.
Arresti domiciliari per Vincenzo Salamone, 72 anni, e misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e di permanenza in casa in orario notturno per Grazia Salamone. Per Paolo Carmelo Simone Di Guardo, 30 anni, e Claudio Tosto, 41, la misura dell’obbligo di dimora e di permanenza in casa in orario notturno.