Orazio Vasta
Il 29 agosto 1991, alle ore 7,30, in via Vittorio Alfieri, nel cuore del centro storico di Palermo, tre colpi di pistola e un corpo senza vita di un uomo: è quello di Libero Grassi, titolare dell’impresa Sigma, assassinato da un commando mafioso a due passi dalla sua abitazione (l’esecutore materiale viene riconosciuto più tardi in Salvatore Madonia).
Libero Grassi assassinato perché rifiutandosi di pagare il pizzo aveva denunciando i suoi estorsori.
Libero Grassi era diventato per la mafia un nemico da eliminare in particolare dopo la lettera pubblicata sul quotidiano Il Giornale di Sicilia, in cui affrontava con determinazione i mafiosi che, sotto la l' identità del “ragionier Anzalone”, gli avevano chiesto "un contributo" di 50 milioni per sostenere le famiglie dei carcerati.
Lo stesso Grassi aveva contribuito all'arresto dei suoi estorsori fornendo una descrizione dettagliata agli investigatori.
Era uomo a schiena dritta Libero Grassi, ma era uomo solo nella sua battaglia, gli imprenditori di Palermo "non c'erano" e solo dopo il suo martirio gli sarà riconosciuto il merito di aver dato vita alla lotta contro il pizzo, con la nascita anche di numerose associazioni antiracket in tutta la Sicilia.
Concludendo, ricordiamo Libero Grassi, fulgido esempio di libertà, con la sua dichiarazione rilasciata a Michele Santoro durante la trasmissione Samarcanda: "Non sono un pazzo, sono un imprenditore e non mi piace pagare. Rinuncerei alla mia dignità. Non divido le mie scelte con i mafiosi…".