La Sicilia del 17 agosto dà notizia del "grande apprezzamento “ di AnceSicilia per lo sblocco dei pagamenti alle imprese creditrici della Regione Siciliana, grazie al richiamo delle ferie di parte del personale per procedere al pagamento delle spettanze delle imprese impegnate in importanti lavori pubblici specie del CAS.
Tutto ciò lascia l’amaro in bocca, perché:
- il ritardo non è stato determinato da mancanza di risorse;
- le aziende per avere il proprio hanno dovuto protestare nelle sedi istituzionali e sugli Organi di informazione;
- il via ai pagamenti era stato dato a luglio, senza prevedere che ,con i tempi della amministrazione regionale, tutto agosto si sarebbe dovuto lavorare a pieno regime.
Tutto questo scambio di ringraziamenti fra il Presidente Schifani ,l’assessore Aricò ed il dirigente generale Lizzio (che ha sospeso le proprie ferie e quelle del suo staff) suona di poco credibile e pare una excusatio non petita , in previsione di possibili azioni della Corte dei Conti.
Dice la legge, infatti: ”Le ferie sono un diritto irrinunciabile, non sono monetizzabili. Esse sono fruite, PREVIA AUTORIZZAZIONE, nel corso di ciascun anno solare, in periodi COMPATIBILI CON LE ESIGENZE DI SERVIZIO, tenuto conto delle richieste del dipendente". Le ferie non possono essere fruite ad ore.
Orbene, per effetto dell'accelerazione di luglio, era prevedibile che ad agosto ci sarebbe stato da lavorare, e pertanto sussistevano in pieno le "esigenze di servizio“ per ritardare le ferie del personale. Il non averlo previsto e attuato non solo ha creato problemi alle aziende creditrici e ha fatto emergere l’incapacità gestionale di quanti, chiamati a ricoprire ruoli manageriali, non hanno la più pallida idea di cosa sia la programmazione dei tempi e carichi di lavoro e della conseguente gestione del personale, ma ha anche creato il presupposto per una azione della Procura della Corte dei Conti per danno erariale. Il richiamo dalle ferie infatti produce danno per oneri imprevisti, derivanti dalle indennità da corrispondersi ai “richiamati alle armi”.