Nel tentativo di sensibilizzare la società tutta riguardo al fenomeno della migrazione e, quindi, di sviluppare la sensibilità, la solidarietà e la consapevolezza nei confronti di coloro che ricercano condizioni di vita migliori, l’associazione STRA VOX invita tutte le organizzazioni locali, la società civile, gli attivisti, le associazioni di volontariato e chiunque creda nella solidarietà e nella pari dignità umana a discuterne insieme nella giornata del 3 ottobre.
Perché il 3 ottobre? Perché nel medesimo giorno del 2013 al largo dell'isola di Lampedusa, nel tentativo di arrivare in Europa, persero la vita 368 persone.
Saremo in piazza per denunciare:
• lo sfruttamento ambientale e umano, senza etica né sostenibilità, imposto dal sistema economico e produttivo mondiale; sistema che produce squilibri sempre più ampi all’interno della popolazione dei diversi Paesi, con abissali differenze tra i pochi che hanno il controllo degli strumenti produttivi e la moltitudine che vive invece sfruttata e ai margini; un sistema che ha avuto e sta avendo un impatto radicale e distruttivo sull’ambiente, provocando quei cambiamenti climatici che si abbattono prima e con più forza sulle popolazioni dei Paesi più vulnerabili.
• la piaga della criminalità e dei trafficanti di uomini, che irretiscono, ricattano e schiavizzano sfruttando la disperazione delle persone.
• la drammatica e inumana situazione in Libia, luogo di “orrori indicibili”, nei cui campi di detenzione (ufficiali e non ufficiali) le persone migranti sono sistematicamente e strumentalmente sottoposte a violenze, torture e trattamenti inumani e degradanti dalle milizie locali, spesso in combutta con le forze di polizia e con la c.d. Guardia Costiera libica
• il Memorandum Italia-Libia, che consente all’Italia (coi propri soldi e con quelli del programma europeo di cooperazione con l’Africa) di finanziare, addestrare ed equipaggiare la c.d. Guardia Costiera libica, con l’obiettivo di bloccare (nel modo violento e disumano che non possiamo far finta di non sconoscere) i migranti al di là del mare
• le (criminali) politiche Europee di chiusura e militarizzazione dei confini, di respingimento (illegale), di esternalizzazione delle frontiere.
Politiche che spingono e giustificano gli accordi con la Libia, col Marocco, con la Turchia, che consentono -all’interno del suolo europeo- il perpetrarsi degli orrori dei campi di Moria, dei respingimenti ai valichi alpini e delle violenze delle forze di polizia lunga tutta la rotta balcanica
• l’assenza di corridoi umanitari che garantiscano, alle persone che hanno diritto d’asilo e protezione internazionale, di arrivare in Europa senza finanziare trafficanti e senza rischiare la vita in mare
• l’assoluta assenza di missioni di ricerca e soccorso in mare coordinate dagli Stati e dall’Europa e, contestualmente, la criminalizzazione delle ONG che sfidano odio e onde per salvare vite umane e illuminare un Mediterraneo altrimenti silenzioso deserto di morte
• le condizioni vergognose e indegne nelle quali vengono tenute le persone all’interno degli hotspot di terra e di mare
• lo sfruttamento delle persone, oltre i limiti della schiavitù, operato –in Italia! - dalla malavita locale e da datori di lavoro senza scrupoli, nell’agricoltura, nei cantieri edili e all’interno di molte altre attività produttive.
Saremo in piazza per chiedere:
• la piena applicazione dell’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, secondo il quale ogni individuo ha diritto: o alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato o di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.
• alla Commissione europea e al governo italiano di agire immediatamente, per procedere ad un’evacuazione dei campi e una sistemazione decentrata e solidale dei bambini, delle donne e degli uomini, su tutto il territorio dell’unione Europea;
• che vengano chiusi tutti gli hotspot in Europa e in tutti i territori extra EU, finanziati dai fondi europei, e di fermare la politica Europea di esternalizzazione dei confini;
• che gli stati dell’UE sanciscano un sistema d’asilo unico, basato su criteri che garantiscano un accesso sicuro;
• che vengano riconosciuti il diritto all’asilo per motivi di povertà e calamità naturali;
• la cancellazione degli accordi con la Libia;
la “liberazione” delle navi di soccorso della Civil Fleet della società civile europea, tenute pretestuosamente bloccate per evidente volontà politica
• la regolarizzazione, attraverso una procedura veloce, semplice, trasparente e che non richieda intermediazione del datore di lavoro, del rapporto di lavoro (non limitato a talune categorie) e della presenza in Italia delle persone senza permesso di soggiorno.
Scendiamo in piazza per rompere il binomio immigrazione-(in)sicurezza: è una questione di civiltà, equità sociale e giustizia che accomuna tutti e tutte le generazioni.