Melior de cinere surgo . Recita una famosa iscrizione nota alle pendici dell'Etna, tanto da essere scolpita nel cuore e nel DNA di ogni catanese. Forse sarà un gene che ormai fa parte di questa città, che nelle difficoltà sa rimboccarsi le maniche e rialzarsi sempre e comunque. Sì, la storia insegna, e quella catanese è stata contraddistinta da un eterno ciclo di ricostruzioni. Magari sarà vero, ma sarebbe l'errore più grande, adesso, quello di rifugiarsi dietro queste considerazioni. Sarebbe quasi come chiudere gli occhi sperando che, una volta riaperti, le varie speranze prendano di colpo forma e realtà.Sì, magari sarà "solo" una società calcistica, e in un modo o nell'altro, come già accaduto a svariate società, tornerà a calcare il terreno di gioco. Il punto, tuttavia, non è il "quando", ma il "come". La sensazione è che a precipitare nell'abisso, stavolta, non sia solo l'ambito calcistico. Ciò che si avverte è un necessario rinnovamento di carattere molto più ampio. Va da sé che, a Catania, la questione calcistica sia un argomento di primaria e fondamentale importanza, e forse, più di altre piazze, la situazione sportiva risulta essere specchio e megafono della società (politica, amministrativa, sociale) che rappresenta.Non ci sarà mai una sede opportuna per affrontare tutte le cose che questi ultimi anni di crisi e tracollo, iniziate dalle scelte scellerate firmate dall'allora gestione Pulvirenti, abbiano messo alla luce. Dalle amministrazioni comunali che in sede di delibera di questioni vitali attinenti alle vicende della società rossazzurra, vedevano rinvii causa non raggiungimento di numero legale, ad eccessivi protagonismi di tanti, che in nome del bene di e del Catania, hanno contribuito al declino. Il tutto unito ad un dibattito pubblico spesso e volentieri esasperato e raramente equilibrato, passando da disfattismo e critica a tutti i costi, ad una fiducia quasi cieca a presunti salvatori venuti da lontano.Difficile parlare ed immaginare il futuro, senza fare i conti col presente e con la realtà storica. Per questo, quella famosa iscrizione, rischia ancora di essere un grosso tranello. Certo, forse in mezzo al calderone di prima, anche la parte imprenditoriale catanese avrebbe potuto battere qualche colpo in più. Ma "futuro" deve andare di pari passo ad obiettivo. Ecco perché il tempo del commiato dovrà avere vita breve, il classico bla bla bla lasciando spazio al tempo dei programmi e della realtà. E qui, attenzione che quella celebre frase non diventi un tranello. Bisogna essere onesti e dire che da queste ceneri non rinascerà nulla, a meno che non si inizi a farlo.Dando uno sguardo altrove, grossi club del nord hanno dovuto abbracciare soluzioni estere, con pochissime eccezioni, come la Juventus, la quale ha avuto comunque la strada quantomeno non in salita per la costruzione di uno stadio di proprietà. Ma anche qui, è tutt'altro che semplice ed immediato: è evidente come Catania dovrà, in primo luogo, tornare ad essere fortemente appetibile per i grossi investitori. Appetibilità che fa rima con un riordino generale, di cui la componente sportiva è solo uno dei tasselli. Ad esempio, se da un lato, nella figura dell'assessore allo sport Sergio Parisi, il comune sembra essersi già attivato nella predisposizione del bando con la quale individuare la figura da presentare alla FIGC, e a cui poi consegnare le chiavi della società affidando la ripartenza, d'altro canto, tutto tace riguardo i lavori di ristrutturazione dello stadio Angelo Massimino, annunciati quasi un anno fa e per una somma complessiva che ammontava sui 6 milioni di euro circa. Ma ghiotta ed irripetibile sarebbe soprattutto l'occasione di sfruttare i fondi del PNRR, nelle somme destinate alla realizzazione o rigenerazione di impianti sportivi. Inoltre, con Torre del Grifo nelle mani del Credito Sportivo, ci sarebbe anche da affrontare la questione relativa alla "casa" per gli allenamenti. Che dovrà essere Torre del Grifo.Viceversa, ci si troverebbe già a metà dell'opera ponendosi come obiettivo di galleggiare come fatto in una grande fetta dell'ultimo decennio. Non dovrebbero esserci grossi problemi, e probabilmente quello maggiore sarebbe quanto tempo possa passare per tornare ai livelli degli anni recenti, con pochissimi alti e tantissimi bassi, in balia delle sabbie mobili della mediocrità, sportiva e non solo. Il fallimento della prima è stato accertato, e spesso si dice che lo sport sia il ritratto della situazione sociale che rappresenta.
Gabriele Di Mauro