"L'impresa italiana negli ultimi vent'anni vive un costante declino, soprattutto la piccola media impresa, sicuramente non va attribuita la colpa agli imprenditori che hanno creduto con il massimo impegno nella propria attività, ma ad un sistema politico che ha abbandonato quest'ultimi, propagandando prima delle elezioni promesse, e subito dopo millantando una luce in fondo al tunnel, propria questa ne è causa, perché chi ha creduto ed investito oggi si ritrova solo difronte ad un deserto istituzionale" commenta Giovanni Mangano, coordinatore regionale Confedercontribuenti. "L'impresa oggi - prosegue - dopo la pandemia risulta una categoria praticamente assoggettata alle banche che risultano unico "cliente", e come socio si ritrovano lo Stato, esponendo pressioni sempre più forti che hanno come unico risultato il fallimento. Non possiamo più accettare che la parte che sostiene il paese, un paese democratico e liberale sia abbandonata, soprattutto le Pmi che dal dopoguerra sono essenzialmente la struttura portante dell'intera economia nazionale". "Chiediamo alle istituzioni una soluzione immediata ed efficace per far uscire dal sovra indebitamento con banche e Stato, realizzando un decurtamento della pressione fiscale e una ristrutturazione del debito, accorpando quest'ultime con unica rata a tassi agevolati garantiti dallo stato, nel dettaglio chiediamo la ristrutturazione del debito al 40% escludendo interessi e sanzioni. Lo Stato dal un lato potrebbe riscuotere cifre che oscillano tra i 200 e 300 miliardi e le banche finalmente riavere indietro ciò che hanno prestato senza svendere il titolo di credito, a cifre misere che oscillano dal 9 al 19 percento. Una proposta - conclude Mangano - che non vuole essere un condono, ma bensì un vero rilancio economico e produttivo, riuscendo finalmente a dare un indirizzo di politica economica, ma soprattutto non abbandonando quel tessuto imprenditoriale che negli anni ha contribuito, con sacrificio e amore per questa nazione, alla crescita e benessere dell'Italia".