Catania è una città particolare sotto molteplici aspetti in tutti i campi del vivere, ma uno dei settori sociali ove maggiormente si riscontra l’unicità dei catanesi è lo sport, in particolar modo il calcio. Basta andare e navigare sul web, ove tra siti variegati, muri di tifosi e sproloqui dei tanti che si atteggiano a “maitre à penser” si può leggere, vedere o sentire tutto e il contrario di tutto. L’ultimo argomento che ha scatenato i leoni da tastiera, i più digiuni delle elementari conoscenze del diritto, riguarda, tanto per cambiare, le sorti del massimo sodalizio calcistico cittadino. La penultima puntata aveva avuto per protagonista il vecchio direttore Lo Monaco, destinatario di un’azione di responsabilità intentata dalla attuale proprietà Sigi spa, cui l’ex plenipotenziario ha replicato, preannunciando a sua volta azioni legali. Si aspettano con non poca curiosità, con i tempi della giustizia italiana, gli esiti di questa controversia. L’ultima novità, come si diceva, che invece ha scatenato i commenti più disparati riguarda altre vicende legali che ha per protagonista solo la Sigi. A quanto si è appreso, infatti, taluni dei soci, tramite avvocati che evidentemente hanno trovato una ghiotta occasione non solo di guadagno ma anche di pubblicità, hanno chiesto la liquidazione delle loro quote a suo tempo versate. Si tratta, come tranquillamente potrebbe confermare anche uno studente del secondo anno di giurisprudenza che abbia sostenuto l’esame di diritto commerciale, di vicende normali nell’ambito di compagini sociali, per di più quando si tratta di società di capitali. Tutto bene dunque? Manco per idea. È bastata questa notizia, di poca rilevanza, per far scattare una canea di commenti, i più disparati, da parte dei tanti sfaccendati che frequentano la rete! Ora, non ci vuole tanto a capire che queste vicende, affatto interne alla Sigi, nulla hanno a che vedere con la cessione, frutto di un complesso contratto preliminare sottoscritto da chi ha la rappresentanza delle parti contraenti, del club rossazzurro agli americani di Joe Tacopina. Il preliminare, infatti, ha previsto - in base a quello che è dato sapere - che la stipula del contratto definitivo (così si chiama per il codice civile italiano, l’espressione closing lasciamola ai filo americani...) è subordinata al verificarsi di una condizione: la riduzione del debito che grava sul Catania Calcio. A far sì, che si verifichi, prima possibile, questa condizione stanno lavorando gli avvocati della Sigi, Giuseppe Augello e Sergio Cacopardo, professionisti di grandissimo livello. Con calma e pazienza si lavora e si auspica il raggiungimento dell’obiettivo. Sarebbe perciò opportuno che si tacesse tutti e si lasciassero lavorare senza pressioni e clamori coloro che sono deputati a farlo perché dotati di elevata professionalità. Se dunque i tanti improvvisati, ed improvvidi, esperti di diritto societario optassero per un dignitoso silenzio non sarebbe male, tutt’altro! Se proprio non riescono a contenersi, allora si dilettino di formazioni, acquisti e cessioni e di altre amenità. Ma soprattutto lascino le cose più grandi di loro a chi ha competenze, perché per essere stata negli ultimi anni in mano agli incompetenti, l’Italia è ridotta come si vede ogni giorno. È vero che la Costituzione, all’Articolo 21, garantisce la libertà di manifestazione del pensiero, ma è anche vero che la stragrande maggioranza di quelli che in rete manifestano in realtà un pensiero verosimilmente non lo hanno. È bene quindi che tutti costoro facciano tesoro di un vecchio proverbio siculo: “a megghiu parola è chidda ca non si dici“ !!!